UNI: autolavaggi, i pericoli e i rischi degli impianti
Intrappolamento, movimento di parti rotanti come spazzole, catene di trascinamento: sono solo alcuni degli eventi pericolosi che possono verificarsi nelle strutture di autolavaggio. La nuova norma
UNI 11485 “Sicurezza del macchinario – Autolavaggi – Requisiti di sicurezza, metodi di prova” indica i requisiti di sicurezza, le misure di protezione ed i metodi di prova relativi alle macchine di autolavaggio di tre tipologie: a portale (singolo e doppio), a tunnel e self-service. Il documento intende fornire ai fabbricanti e ai produttori di questi macchinari il supporto necessario per soddisfare i requisiti essenziali di sicurezza (RES) della Direttiva Macchine 2006/42/CE.
Sono vari e di diverso genere i pericoli e i rischi presi in esame dalla norma: da quelli di natura meccanica, elettrica e termica, alle vibrazioni e ai pericoli generati dal rumore, dal rischio di rottura di parti del veicolo ai pericoli di incendio o esplosione.
Sul territorio nazionale ci sono oltre 10 mila impianti di autolavaggio, compresi quelli gestiti dalle compagnie petrolifere (situati nelle stazioni di servizio sulle autostrade) e gli impianti autonomi di imprenditori privati.
Un’appendice alla norma contiene le misure di sicurezza per le macchine di autolavaggio a portale e a tunnel, nelle quali è prevista la possibilità per il conducente di rimanere a bordo del veicolo durante la fase di lavaggio e riporta l’elenco dei pericoli a cui è soggetto: intrappolamento, rottura di parti della macchina, pericolo di eiezione di liquidi in pressione, rottura dei vetri dovuta a shock termico, insorgenza di crisi di panico all’interno del veicolo. Per ciascun punto il documento indica i relativi requisiti di sicurezza e le misure di protezione raccomandate.
La norma non considera le macchine di autolavaggio a spostamento manuale, a passaggio e ad alta pressione senza spazzole, nonché i requisiti di sicurezza relativi agli impianti installati a servizio delle macchine di autolavaggio e quelle installate all’interno di ambienti potenzialmente esplosivi.
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